Sabato 10 e domenica 11 maggio, per la prima volta nella storia del Guitar Show, otto illustri protagonisti del mondo della chitarra e del basso si sono raccontati al pubblico in un ciclo di masterclass esclusive, capaci di unire tecnica, storytelling, improvvisazione e dialogo diretto. Settantacinque minuti di immersione profonda nel loro linguaggio musicale, tra esperienze personali, approcci stilistici, ricerca sonora e riflessioni sul mestiere di musicista.
A salire in cattedra – o meglio, sul palco – sono stati nomi di assoluto rilievo del panorama nazionale e internazionale: Chris Buck, Phil Palmer, Marco Fanton, Andrea Braido, Federico Malaman, Drigo e Mac dei Negrita, Mel Previte e Max Cottafavi.



L’atmosfera, in ogni appuntamento, è stata quella di un incontro ravvicinato. Non semplici lezioni, ma momenti in cui l’artista si è spogliato del ruolo di performer per condividere il proprio percorso, le sfide superate, le convinzioni maturate nel tempo.
A partire da Previte e Cottafavi, che nel loro “Su e giù dal palco, dai club agli stadi” hanno raccontato come due visioni musicali opposte – l’una più “sporca” e rock, l’altra più pulita e classica – abbiano trovato un punto d’incontro perfetto nei grandi tour con Ligabue. Una sintonia umana e artistica costruita palco dopo palco, che oggi li porta a collaborare in totale armonia anche al di fuori della band.
Federico Malaman, con “Professione bassista: ritmo, stile e interazione musicale”, ha offerto una riflessione originale su come rinnovare il proprio approccio allo strumento. Lavorando su esercizi semplici e forme ritmiche complesse, ha invitato i partecipanti a riascoltare se stessi per esplorare nuove possibilità.
Marco Fanton, nel solo act “L’evoluzione del suono della chitarra”, ha portato sul palco la sua visione futuristica del chitarrista moderno. Nessun amplificatore, solo preset e un’attenta gestione del suono digitale per ottenere risultati potenti, definiti e coerenti sia dal vivo che in cuffia. Una dimostrazione concreta di come la tecnologia, se ben compresa, possa liberare nuove possibilità espressive.
Con “Una vita in studio e sul palco con i migliori”, Andrea Braido ha condotto i partecipanti attraverso le sonorità che hanno segnato la sua carriera. Dalle collaborazioni con Vasco Rossi, Zucchero, Celentano e molti altri, fino alle influenze che hanno plasmato il suo stile, Braido ha unito racconto e tecnica con intensità e passione, chiudendo l’incontro con un’interazione vivace con il pubblico.
L’essenzialità è stata il filo conduttore della masterclass di Chris Buck, un incontro capace di unire performance dal vivo, storytelling e confronto diretto con il pubblico in un dialogo autentico e coinvolgente. Alternando brani eseguiti con basi musicali, racconti personali e un vivace confronto con Nicolò Bossini, Buck ha tracciato un ritratto profondo del chitarrista contemporaneo, capace di trasformare un’idea grezza in un brano compiuto attraverso sperimentazione, ascolto e sensibilità espressiva. Il suo approccio, basato su dinamiche controllate, fraseggio essenziale e una timbrica inconfondibile, ha messo in luce la sua identità artistica e il ruolo che strumenti vintage e nuovi media hanno avuto nella costruzione della sua carriera.
Drigo e Mac dei Negrita, nella masterclass “Essere artisti, non solo chitarristi”, hanno raccontato oltre trent’anni di sodalizio artistico, attraversando le fasi del loro percorso umano e musicale. Insieme a Luca Friso, hanno riflettuto su cosa voglia dire fare musica con autenticità, andando oltre la tecnica e la performance per cercare una visione più profonda, fatta di ascolto reciproco e verità espressiva.
Phil Palmer ha offerto una testimonianza toccante e illuminante. In “Life of a Session Man”, ispirata alla sua autobiografia, ha ripercorso oltre cinquant’anni di carriera tra studi di registrazione, tour mondiali e incontri con giganti della musica. Guidato da Riccardo Yuri Carlucci, Palmer ha riflettuto sul mestiere del session man, sull’equilibrio tra discrezione e personalità, sull’evoluzione del ruolo del chitarrista in contesti sempre più mutevoli.
Otto artisti, otto percorsi unici, un solo filo conduttore: la voglia di raccontarsi senza filtri.
Un nuovo format per il Guitar Show, reso possibile anche grazie alla preziosa collaborazione con Planet Guitar, Passione Strumenti e Vintage Authority, che ha regalato al pubblico non solo nozioni tecniche, ma veri e propri momenti di ispirazione.